lunedì 30 settembre 2013

Vino biologico: occhio al logo

Il primo vino biologico è stato quello prodotto a partire dall'uva della vendemmia 2012, e si riconosce a colpo d'occhio dalla dicitura "vino biologico", che dovrà comparire in etichetta.

I produttori possono scegliere di inserire sulla bottiglia il logo europeo del biologico, una piccola fogliolina stilizzata, color verde brillante, formata dalle stelle dell'unione europea.
Il regolamento prevede, inoltre, la possibilità di etichettare come bio il vino delle annate precedenti, purché se ne possa dimostrare la conformità alle norme europee. È scomparso invece dalla vendemmia 2012 la possibilità di etichettare il vino come "da uve da agricoltura biologica".

sabato 28 settembre 2013

La Doc Roero

Il Roero si produce in Piemonte, è un vino Doc previsto in due tipologie: Rosso, da uve di nebbiolo (ingentilito dal 5% massimo di arneis), e Arneis, dall'omonimo vitigno in purezza.
Questa uva a bacca bianca è autoctona e tipica piemontese; salvatasi dall'estinsione che la minacciava negli anni Ottanta, dà oggi un vino che i suoi estimatori chiamano con enfasi "Barolo bianco". Va però bevuto giovane, perché i suoi delicati e gradevolissimi profumi tendono a svanire in fretta, insieme all'acidità, già piuttosto bassa. Pesce e piatti bianchi in genere sono i suoi migliori abbinamenti.
Il Roero rosso ha una media gradazione (11,5 che diventano 12 nella tipologia Superiore); è vinificato in quantità limitate, preferendo utilizzare il nebbiolo per altre Doc locali.


Il Barolo

La prima citazione del "Barol" risale al 1751 e, sempre nello stesso periodo, una relazione agraria informa che il maggior reddito di questo comune deriva dal vino e dalle vigne ben coltivate.
Nel 1834 si ha la conferma che il nebbiolo "dà vini ricercatissimi", è già il Principe dei vitigni.
Vini buoni ma ancora mal vinificati, finché la Marchesa Falletti di Barolo non chiama dalla Francia Louis Oudart, che corregge gli errori di vinificazione divenendo il padre del Barolo moderno. Il Barolo ha un carattere austero e robusto, che il tempo arrotonda meravigliosamente. Oggi sono i cru, le singole vigne, la massima espressione del nebiolo al 100%, unico vitigno ammesso per questo vino dotato di profumi eccezionalmente complessi, che si evolvono piacevolmente in bocca dopo ogni sorso.


Il Brunello di Montalcino

Il Brunello di Montalcino, caposaldo dell'enologia italiana, si può produrre solo nel territorio di questo comune con uva sangiovese grosso in purezza. Ha un invecchiamento minimo di 4 anni, (di cui tre in botti di rovere), cinque la riserva.
Il territorio di Montalcino non ha caratteristiche omogenee ed è possibile riscontrare differenze nella maturazione dell'uva di ben 15 giorni tra le zone più elevate, come il Greppo, e le vigne situate nella parte sudoccidentale, di più recente impianto. 
Dal colore rosso rubino carico, profumi intensi ed eleganti, palato abbastanza tannico, robusto ed armonico, è il vino giusto per i grandi arrosti di selvaggina.


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